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LA FORMA DEI SENTIMENTI

MILANO PHOTO FESTIVAL

Ottobre 2023 c/o SPAZIO KRYPTOS

via Panfilo Castaldi 26, Milano

Questo progetto è nato quando stavamo pensando alla copertina del nuovo album di Daniele Stefani che si intitola "La fiducia".

Avevamo in testa delle mani. Mani che chiedono aiuto e fiducia.

Mani di adulti e bambini, mani che giocano e si abbracciano.

Mani che fanno, che danno, altre che sanno.

Mani che si intrecciano, si sfiorano. Mani che si amano.

Mani che passano di generazione in generazione, che lasciano sperare in un futuro migliore.

Da questi pensieri sono uscite delle foto, abbiamo creato la copertina e poi, riguardandole, ho pensato che sarebbe stato un peccato non condividere con voii  pensieri che generano.

Ho deciso di liberarle, di lasciarle andare, di farle vedere anche a chi ha smesso di accorgersene.

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«Per come è fatta e per come si è evoluta, la mano dell’uomo ha molte caratteristiche fisiche – la capacità di essere insieme forte e delicata, aggressiva e protettiva, violenta e amorevole – e una metaforica, quella di potere intervenire sulla realtà per modificarla.

La sua mobilità la rende così espressiva da rappresentare caratteri, professioni, atteggiamenti, personalità e questa è la ragione per cui è così difficile da fotografare.

Quando Alfred Stieglitz riprende in primo piano le mani di Georgia O’Keeffe dotate di un’armonia sorprendente è guidato dall’amore, proprio come Man Ray che fa emergere dal lungo abito indossato da Lee Miller una sua mano che si staglia bianchissima sul nero della stoffa.

Tina Modotti, invece, nelle mani contadine segnate dal lavoro vede i simboli di un riscatto sociale, Mario Giacomelli gli identici segni che attraversano la terra lavorata e si potrebbe continuare a lungo fino a Ugo Mulas che le tracce dei palmi di due mani immerse nella bacinella del rivelatore e del fissaggio le aveva usate per una sua celebre “Verifica”.

Tutto questo per dire che il lavoro di Mjriam Bon si situa all’interno di un contesto storico culturale che vanta illustri precedenti ma è poi caratterizzato da una sua forte originalità.

Nella sua ricerca le mani sono assolute protagoniste, si prendono la scena muovendosi nello spazio con leggerezza senza per questo rinunciare alla determinazione, non appartengono visivamente a qualcuno in particolare perché sono simbolicamente di tutti. Soprattutto ci chiedono di interrogarle perché i loro movimenti, intensi come sanno essere le espressioni dei volti, sono una sintassi delle emozioni: quando attraversano lo spazio in diagonale trasmettono il senso del dinamismo, quando creano un insieme piramidale che punta verso l’alto alludono alla forza, quando si avvicinano al centro della scena svettando come lunghi steli di fiori parlano della bellezza e, forse, della sua caducità.

Ma, soprattutto, le mani ci parlano di noi: di quanto sia difficile per alcuni andare oltre sé stessi e rassicurante per altri condividere un abbraccio, di come sia diversa una stretta di mano calorosa da una frettolosa, di quali siano i rapporti che riusciamo a stabilire in un ambiente ampio dove è più facile defilarsi e in uno ristretto dove è inevitabile venire a contatto.

Sono tutte cose che possiamo leggere in queste fotografie dove le mani giovani e quelle cariche di storia si avvicinano, altre si sfiorano come in un sussurro, si intersecano, si appoggiano le une sulle altre, si incontrano in un modo che somiglia a un parlarsi e, soprattutto, si cercano.

Perché proprio in questo cercarsi fanno emergere la forma con cui nelle posture prima ancora che nelle parole tutti noi diamo forma ai nostri sentimenti»

 Roberto Mutti              

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